Xtractor Around the World Australia
Testo e foto: Enrico Mascheroni
Un incredibile viaggio di 8.500 km attraverso l’Australia, a bordo di trattori McCormick, si è da poco concluso. Il docu-reality che ne è derivato è stato prodotto da Identity e trasmesso in tempo reale sulla TV via web di xtractor.tv
Una spedizione ai confini del mondo, fino a ora mai realizzata. Un docu-reality dal titolo Xtractor Around the World Australia che ha coinvolto quattro potenti trattori McCormick della Argo Tractors per oltre 8.500 chilometri di Australia, da Melbourne ad Ayers Rock.
In un pool di professionisti quali driver, videomeaker, reporter e coordinator, non poteva mancare il prezioso supporto tecnico di Nital, sempre presente nel raccontare l’avventura estrema.
In borsa alcuni dei gioielli di casa Nikon: le reflex D800 e D4s, una COOLPIX P7000, le ottiche AF-S Nikkor 16-35mm f/4G ED VR, AF-S Nikkor 80-400mm f/4.5-5.6G ED VR e il luminoso AF-S Nikkor 28mm f/1.8G. Il nitidissimo 16-35mm mi ha permesso di enfatizzare panoramiche super-grandangolari mentre la versatilità e l’incisione dell’80-400mm mi hanno consentito di controllare la prospettiva dei trattori nel mutare del percorso. Per gli interni, con il luminoso 28mm e la discrezione della COOLPIX niente è risultato impossibile.
Le tappe giornaliere variavano da 200 ai 250 km percorsi a una velocità media di 35 km/h. La frenesia tipica della nostra quotidianità lasciava il passo a un viaggiare “lento” che ti permetteva di entrare in sintonia con il mutare continuo del paesaggio. La giornata era scandita da una tabella di marcia ben definita. Si partiva presto la mattina per giungere verso il tardo pomeriggio nelle road house o camping previsti dalla logistica organizzativa dell’itinerario.
Utilizzavamo le “hightway” solo quando risultava impossibile percorrere piste alternative, e dove i trattori valorizzavano le loro performance. Il tempo per le riprese video e fotografiche spesso era fugace e la tempestività giocava un ruolo determinante sia nelle riprese della carovana, sia nel cogliere la spontaneità delle persone, che dopo l’iniziale “british aplomb” regalavano un’empatia sincera.
La “Pacific Coast Route” è uno dei più famosi itinerari stradali australiani. I suoi 940 km attraverso il New South Wales e il Queensland offrono scenari incredibilmente belli e variegati.
Lo scenario cambia continuamente, dalle trafficate hightway alle piste tra i campi, torrenti, eucalipti e palme. Alle coste, affiancate dalla barriera corallina più grande del mondo, si sostituiscono centinaia di chilometri arsi da una siccità che dura da oltre tre anni.
Superato il Tropico del Capricorno, si è immersi nel profumo dei mari esotici e della “rainforest”.
Si ha la sensazione di viaggiare in una lenta “macchina del tempo”. Di particolare bellezza la leggendaria Bloomfield Track, considerata uno dei fuoripista più affascinanti del mondo.
Sinuosa, segue il profilo della costa, aprendo panorami ora sulla foresta pluviale, ora sulla costa colma di mangrovie. Presto lo scenario cambierà radicalmente, per lasciare il posto all’ “outback”, il cuore rosso dell’Australia, con paesaggi desolatamente aridi puntellati da mandrie, piccoli alberi, termitai e pietre. Le piste sono infinite, diritte, monotone e polverose. A condividerle con noi qualche sporadico canguro e gli affascinanti road train, super track lunghi oltre 50 metri.
Per ragioni logistiche, abbiamo deciso di raggiungere Alice Springs in un’unica tappa, percorrendo oltre 500 km in 15 ore di guida. Una tappa massacrante che però ci ha regalato alcune delle riprese video e fotografiche più spettacolari di tutto il viaggio.
Siamo nel cuore delle terre aborigene, in una delle città più famose dell’outback australiano, circondata da centinaia di chilometri, in tutte le direzioni, di un deserto di sabbia rossa.
Da qui partiremo per la tappa finale verso Uluru e qui torneremo a missione compiuta per fare rientro in Italia. L’inconfondibile profilo della montagna sacra, emblema dell’Australia, appariva piano piano all’orizzonte, mentre la luce del tardo pomeriggio saturava ancora di più il colore rosso del deserto.
Uluru per gli aborigeni ha un ruolo particolare nella mitologia del dreamtime. Per questo ogni pittura aborigena è un dreaming, sogno della creazione che spiega l’origine della vita, che diventa principio generativo del presente.
Purtroppo la realtà è ben diversa, soprattutto ad Alice Springs, dove la popolazione aborigena è spesso emarginata e quindi dedita al fumo e all’alcool. Molti di loro sembrano dei clochard salvo poi scoprire che sono artisti da migliaia di dollari.
Avvincente la copertura multimediale in diretta di tutta la spedizione. Il docu-reality, prodotto e supportato tecnicamente da Identity, una digital media factory leader in Europa, ha consentito a migliaia di utenti in tutto il mondo, tramite il sito xtractor.tv e i suoi canali social, di seguire l’avventura in diretta.