Sri Lanka Nel dolore… uno sguardo
Testo e foto: Enrico Mascheroni
Su di un foglio da disegno Hansani, 10 anni, scrive: “Tsunami is the most unfortunate moment happen in my life” tradotto, “Lo tsunami è stato il momento più sfortunato avuto nella mia vita”.
In una breve frase un bambino riesce a sintetizzare uno degli eventi più tragici mai accaduti.
Un’immane tragedia, sia materiale per gli ingentissimi danni provocati, ma soprattutto umana. Più di 200 mila morti, 37.000 solo nello Sri Lanka, uno dei paesi asiatici maggiormente colpito.
A Jaffna nel nord, dove è possibile raggiungere le zone disastrate solo con speciali permessi rilasciati dalle autorità militari delle leggendarie Tigri Tamil, l’onda dello tsunami ha raggiunto gli 80 piedi, circa 24 metri. Nessuna parola può raccontare il senso di distruzione e morte, ma le immagini possono aiutare a capire il dramma di questa gente, umile e semplice.
Guardarsi intorno e vedere solo distruzione, muoversi tra le macerie, osservare uomini e donne camminare come fantasmi tra le rovine delle loro case, vederli avvicinarsi per mostrare le foto di chi non c’è più, alzando lo sguardo e fissandoti intensamente, come per farti partecipe del loro dolore, credetemi, non è umanamente facile.
Si ha la sensazione di essere nella finzione di uno dei tanti film di distruzione passati in Tv oppure al cinema, invece no, tutto è terribilmente vero!
Veri gli odori di carcasse in putrefazione, veri le grida di dolore delle madri come i silenzi assenti dei padri che stringono tra le braccia le loro creature scampate alla tragedia.
Mi ha profondamente stupito il concetto di morte della gente cingalese, complice sicuramente la loro fede buddista e il credo nella reincarnazione.
È davvero insolito e forse innaturale per noi occidentali, constatare come la morte sia vista come un’accettazione e non come, siamo portati pensare, un’ingiustizia.
La calamità dello tsunami è letta dalla gente come un evento soprannaturale al quale non è possibile dare spiegazioni. O forse una spiegazione la gente l’ha data, “è il castigo di Dio”.
Il fatto incredibile che molte raffigurazioni religiose di statue del budda sono rimaste intatte, risparmiate dalla furia delle acque, come per volere Divino, ha rafforzato questa loro convinzione.
Il mare, da sempre fonte di sopravvivenza e di vita, è ora visto con paura e grande diffidenza. Poche le persone che si avvicinano al mare, se non per perdere lo sguardo verso l’immensa distesa diventata la tomba dei loro cari.
Alcuni volontari e psicoterapeuti lavorano con i minori per cercare di aiutarli a superare il terrore che hanno di recarsi alla spiaggia e fare il bagno in mare.
La credenza della reincarnazione porta inoltre molte persone a non consumare pesce, sia per una sorta di rispetto verso chi è scomparso in mare, sia per la paura di contaminazione. Migliaia di persone sono scomparse in mare, e quasi quotidianamente i pescatori oltre al pesce recuperano resti umani, così il prezzo del pesce è crollato.
Occorre reagire, non c’è alternativa, così molte persone sopravvivono in tende di fortuna, spesso allestite sul pavimento rimasto della loro casa. I cartelli di aiuto ai bordi della strada denunciano gravi carenze; mancano cibo, tende ed assistenza.
E’ certamente un immane tragedia di vaste proporzioni, ma è altrettanto vero che è una emergenza interamente coperta dal punto di vista economico.
Una cifra enorme è giunta da tutto il mondo per aiutare le vittime dello tsunami, e spesso, attendere troppo la ricostruzione significa alimentare interessi privati ed altro.
Chi non ha atteso un solo momento per portare aiuto ai fratelli in difficoltà sono state le Caritas locali, coordinate da Caritas Interanzionali.
A Colombo alloggiavo nella sede di Caritas Sri Lanka, ed ho potuto constatare personalmente il loro impegno. Encomiabile! Centinaia di volontari e seminaristi raggiungono ogni giorno i punti più colpiti del paese con i generi di prima necessità che maggiormente necessitano.
La chiesa locale in condivisione con i rappresentanti delle altre religioni, buddista, indù e musulmana, offrono un importante sostegno morale ed umano.
IL 26 gennaio 2005, nella piazza dell’indipendenza della capitale Colombo, i rappresentanti di tutte le religioni presenti nel paese, hanno ricordato, dopo un mese, l’immane tragedia, con una cerimonia multireligiosa commovente e significativa.
Ora il governo a varato la legge dei “100 metri” la distanza minima di ricostruzione dal mare. I pescatori, abituati a vivere a pochi metri hanno vivamente protestato, ma fortunatamente senza successo. Le scuole hanno ripreso le lezioni, magari all’aperto e in alloggi di fortuna, ma lentamente la vita quotidiana riprende, anche se sono molti per ora a ripetere, che niente sarà più come prima.