My Nikon D500 and me under the African sun
Testo e foto: Enrico Mascheroni
In viaggio senza “assignment”, senza vincoli editoriali e in compagnia di chi ama condivivere le emozioni del nuovo. Semplicemente un viaggio “on the road under the african sun”.
Conosco le potenzialità della Nikon D 500 in campo sportivo, ma la “prova sul campo ” in terra Africana mi incuriosisce e mi stimola molto.
La scelta delle ottiche cade sul Nikkor, 20mm e 28mm 2.8, lo zoom 12 -24 f.4 asferico, il 70-200 VRII 2.8 ed il moltiplicatore di Focale AF-S TC-20E III.
I primi, due luminosi e ottimi grandangolari, lo zoom 12-24 – il primo obiettivo Nikkor Dx – ideale per paesaggi e reportage, con una esemplare tenuta ai riflessi ed al controluce e “your majesty” lo zoom 70-200 2.8VR II. In oltre 30 anni di reportage, di ottiche, me ne son passate a decine, pochissime credetemi, appartengono a questa categoria che definirei “leggendaria”.
Siamo di base a Cape Town, da dove in macchina partiremo per attraversare gli Stati del Western-Easter-Northen Cape. Le nostre destinazioni principali sono le spettacolari fioriture nel deserto del Namaqualand e le migrazioni delle Megattere a Cape Agulhas.
Cape Town è la Città Madre del Sudafrica, ben poche città al mondo possono vantare un parco nazionale; il Table Mountain, in pieno centro.
Una metropoli molto attenta al suo lato estetico; dove l’architettura coloniale si alterna a quella tipica olandese e agli stili imposti dagli schiavi.
Dalle vivaci facciate del quartiere malese di Bo-Kaap, alle cabine balneari in stile vittoriano di Muizenberg, ai graffiti afro-chic di guest house e ristoranti, per arrivare a Waterfront, il nucleo storico di Cape Town, dove nel vecchio porto ristrutturato, si susseguono negozi, pub, mercati dell’artigianato, musei, cinema e teatri.
Ma oltre ai numerosi lati positivi, non si possono negare le diseguaglianze molto nette tra le eleganti ville di Costantia e le baraccopoli di Crossroads in un contesto di grande solidarietà multiculturale, dove ognuno ha una storia unica ed affascinante da raccontare.
Lasciamo la città “madre” del Sudafrica, con un clima quasi invernale, per raggiungere il West Coast National Park dove la grave siccità del 2017, la peggiore siccità degli ultimi 100 anni, ha influito negativamente sulle spettacolari fioriture, comunque presenti.
I panorami sono suggestivi, caratterizzati da prati verdi, lagune, spiagge selvagge, sulle quali si infrangono prepotentemente le onde oceaniche e dove è facile trovare spiaggiate enormi e colorate meduse.
Il Sudafrica è conosciuto come “Il Mondo in un solo Paese” per la sua incredibile varietà di paesaggi, animali selvatici e scenari meravigliosi. Un paese da vivere on the road, percorrendo strade suggestive, come la Route 62 che collega Cape Town a Port Elisabeth, attraversando montagne e riserve per giungere su coste oceaniche di sabbia bianca, passando dall’ammirare i Big five al whales watching.
Per chi ama la natura il safari è sicuramente un’occasione di viaggio da non perdere.
Ma attenzione, il vero Safari, dove si osservano veri animali selvatici, prevede che gli animali si possano anche non vedere. Possibilità sempre male accettata dai turisti!
Spesso è quando finisce la strada che iniziano sorprese, avventure ed emozioni. A capo di Buona Speranza e Cape Agujias Ti trovi alla fine del paese, alla fine di un continente, alla fine del mondo. Impossibile andare più lontano: sei alla fine del continente. La senti quella sensazione unica di essere alla fine del mondo? È magico!
Concludo il mio breve viaggio in Sudafrica, stato dai mille volti e dalle mille contraddizioni. Risulta più semplice affidarsi all’immagine della Rainbow-nation offerta dai media che affrontare il precario equilibro tra tutte le etnie che ci vivono e la grave situazione politica.